Biografia
Il Maestro E. Rizzi sin da ragazzo ha coltivato una passione, inizialmente come hobby e dopo trasformandola in un lavoro. Nel 1990 decide di riprodurre i Sassi di Matera come erano realmente e come lui li conosceva dalla sua adolescenza (negli anni '50).Senza saperlostà per creare un vero..Capolavoro!!! Dedicandosi con la passione che lo ha sempre caratterizzato, la serenità e la serietà che lo hanno sempre contraddistinto oggi siamo in grado di ammirare la sua opera maggiore. Nel laboratorio di E. Rizzi oggi nascono opere d'arte che riflettono la cultura di una città come Matera, ripercorrendo sentieri storici e della memoria. Le sue opere d'arte ricercate e esposte vantano numerosi premi per la loro bellezza forma e fascino.Il Maestro E. Rizzi oggi è noto nella sua città come un artista del tufo, il materiale su cui i suoi avi fondarono Matera Antica.
Biografia a cura di Franco Palumbo
E' Con Grande Stima ed Onore che riporto una descrizione biografica, dedicata alla mia opera, da un Grande Intellettuale Materano, Franco Palumbo.
Guardo i lavori di Eustachio Rizzi e il filo della memoria riprende a dipanarsi per le vie, le scale, i casali, i vicinati dei Sassi di Matera, quando la gente gli dava linfa.Tuffando lo sguardo sul plastico di un paese in miniatura, dove ritrovo le chiese, i luoghi dei giuochi, dove intravedo le luci che esaltano i volumi delle case, degli interni, dei camini, dei bugnati sulle balconate, sento che chi li ha vissuti come Rizzi, può, sul filo dell'anima plasmare i luoghi della nascita; le grotte dove risultano ancora evidenti i segni della morte, le iconografie dei "santi contadini".Le opere di Rizzi sono dei messaggi di ottimismo, attraverso il suo lavoro si può rilevare che gli antichi rioni possono ancora rivivere; con la fantasia di chi li modella in tufo e cartapesta. Sagome di casali riproposti così come Rizzi li ha visti vivere, frammenti di un passato recente rimasti nella memoria, palpitanti. Rizzi scommette con i restauratori del momento, con quelli che sanno come si ricavava una volta, una scala-tetto, una cisterna; lui li ricostruisce nei minimi particolari, gli angoli più caratteristici del Caveoso e del Barisano, definisce esattamente i vicoli, i percorsi del mulo quando tornava alla stalla, colora le facciate come facevano gli abitanti il quindici di agosto, ogni anno dopo il raccolto, per ridare freschezza e vigore agli ambienti in attesa della stagione invernale, che li obbligava a rimanere chiusi attorno ad un braciere.Con umiltà, tra una pausa e l'altra della sua giornata di lavoro, Rizzi unisce il presente al passato nell'equilibrio di un costruire solido e popolare, una figurazione deformata accesa di colori , facendo convivere il ricordo con il desiderio di rivedere ritornare la vita nei "suoi" Sassi. Tramanda emozioni; la sua testimonianza sì estrinseca nel sovrapporre materiali poveri ricavando le irripetibili sensazioni di quei luoghi unici per la loro storia, per la loro architettura, ma. innanzi tutto per la storia dell'uomo.
Franco Palumbo, Intellettuale Materano.